L'amore: il suo mistero e le sue complessità

Sara SavioL’amore (Amare) è sicuramente l’esperienza più significativa della nostra esistenza ed un’esperienza universale perchè ci riguarda tutti: giovani e meno giovani, donne e uomini.

La passione amorosa ha da sempre attirato l’attenzione di sociologi, psicologi e psichiatri, perchè può sconfinare, in condizioni estreme, nella follia e portare anche ad uno squilibrio psichico.

Il mondo della psicologia guarda all’amore come ad un fenomeno molto complesso e sottile, attraverso il quale si può incorrere in problemi più o meno seri.

Le problematiche di coppia sono, infatti, il motivo più frequente per cui le persone si rivolgono agli psicologi. Questo dato ci dice già quanto i rapporti d’amore  possano provocare  una certa dose di sofferenza.

L’amore, infatti, non è un sentimento così limpido ed altruistico, come siamo magari portati a pensare, perchè in realtà cela in sé molti lati oscuri, la cosiddetta zona d’ombra dell’amore.

Se così non fosse non ci sarebbero così tante separazioni, spesso molto conflittuali, e così tanti fatti di cronaca legati all’amore malato, disturbato.

L’esperienza dell’amore è un’esperienza che attraversa delle fasi che non sono  così distinte fra loro: la scelta del partner che segue l’incontro, la fase dell’innamoramento e la fase del consolidamento del rapporto.

La scelta del partner è legata a fattori spesso inconsci: ci colpisce e ci seduce quella persona e non un’altra e razionalmente facciamo fatica a dire cosa in realtà ci ha colpito di lei: un’insieme di cose o un dettaglio, uno sguardo, un gesto, un modo di fare che colpiscono il nostro immaginario, che ci ricordano qualcosa o qualcuno. Sono comunque messaggi ad alto contenuto emotivo che evidentemente per noi erano molto significativi.

Dopo la scelta del partner, consapevole o no che sia, segue il periodo dell’innamoramento. Anche se in realtà nei cosiddetti colpi di fulmine alcune persone dichiarano di essersi innamorate già durante quel primo magico incontro.

L’amore nella fase iniziale dell’innamoramento è considerato un momento di pazzia fisiologica, ma comunque transitoria: spesso, infatti, l’innamorato dice: “sono pazzo d’amore” .

Lo stato di innamoramento ci pone di fronte a qualcosa di incomprensibile per noi, il mistero dell’amore, e per tutta la fase dell’innamoramento, tentiamo di tradurre quel mistero e quell’attrazione in un’esperienza nota e che possa essere per noi più  comprensibile.

Ma allo stesso tempo, anche se cerchiamo di fare luce in questo mistero, non vorremmo mai abbandonare del tutto quell’illusione che, abbagliandoci, permette il nostro stato di innamoramento.

Nella fase iniziale e più intensa dell’innamoramento viviamo una sorta di solitudine a due: ci si estranea dal mondo, tutti gli altri scompaiono perchè la persona amata diventa l’unica di cui ci importa veramente.

Ma mentre nell’innamoramento l’individualità tende a confondersi con quella dell’amato, quando l’unione prende vita e inizia la relazione, l’io ritrova se stesso.

In questo senso l’incontro fra due persone con due individualità distinte è un processo assolutamente creativo che varia da coppia a coppia.

Le maggiori difficoltà emergono proprio nell’incontro con l’altro, nel riconoscere la sua esclusività,  la sua dimensione, a volte così diversa dalla nostra.

Nel momento in cui si accetta questa prospettiva di incontro fra due soggettività, si crea allora una condizione nuova che può nascere soltanto dal rapporto di quelle due individualità. Un’essenza che si può ottenere solo con quella specifica persona.

Nell’incontro si va l’uno verso l’altro, perché ognuno riesce ad attivare una dimensione psicologica nuova che viene sperimentata come esterna a sé.

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Ciò accade poiché l’intensità e l’esclusività del rapporto d’amore trasformano anche il nostro modo di rappresentarci la realtà.

Da un certo punto di vista, amare, infatti, diventa una sorta di “lavoro” psicologico, perché attiva in noi una nuova possibilità di conoscenza del mondo.

Infatti, amando, il nostro rapporto con la realtà viene proprio alterato: noi subiamo un cambiamento amando, volenti o nolenti.

Se per esempio si è stati per tanti anni da soli, nel momento in cui ci si reinnamora, si deve imparare a fronteggiare un intero mondo che ha assunto una nuova fisionomia.

Ma tale stravolgimento talvolta è anche necessario perché certi atteggiamenti rigidi possano sciogliersi.

Nella relazione amorosa si attivano elementi nascosti o addirittura sconosciuti che vengono portati alla luce dalla travolgente forza dell’emozione.

La dimensione amorosa, infatti, con la sua forza dirompente, consente di abbassare i livelli di guardia della nostra coscienza. 

In fondo con chi possiamo lasciarci andare veramente se non con l’essere amato? Si crea così uno spazio – lo spazio psicologico della coppia – dove tutto (o quasi)  è lecito, nel bene e nel male.

L’amore quindi ci rende liberi, liberi di manifestare, senza sentirci inibiti non soltanto il proprio lato emozionale, ma anche la propria inclinazione al negativo.

Il personaggio di Don Giovanni è proprio il paradigma del negativo che può emergere nella condizione amorosa: egli mente spudoratamente, tradisce, usa violenza, arriva addirittura ad uccidere.

Per fortuna certe condizioni così estreme non si verificano spesso, mentre l’amore è un’esperienza che ogni essere umano ha provato almeno una volta nella vita.

Ma l’amore, facendoci conoscere anche le nostre zone d’ombra, ci aiuta anche a conoscere la nostra vera natura. Ci fornisce quindi una preziosa possibilità di farci una sorta di auto-analisi.

Non esiste, infatti, un’ altra condizione in cui l’uomo arrivi a conoscersi così a fondo come appunto quando ama. Nel bene e nel male.

Uno dei fenomeni caratteristici dell’esperienza amorosa è la presenza e la vicinanza dell’altro, che ci cattura con un’intensità e un’immediatezza che non è possibile  riscontrare in nessuna modalità dell’esistenza.

Di fronte all’amato, l’amante prova un senso di incredibile pienezza e contemporaneamente ha la sensazione di aver vissuto fino a quel momento quasi in uno stato di deprivazione.

E’ la vicinanza che provoca il turbamento, ma in realtà l’amore vive e si alimenta di ciò che accade dentro di noi: l’essere di cui sono innamorato è unico e insostituibile, perché soltanto lui/lei può evocare in me delle dimensioni così profonde e così personali.

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Poiché con l’innamoramento siamo riusciti a trasferire sull’altro le nostre esigenze di completamento, che altrimenti non avremmo potuto soddisfare da soli, l’assenza dell’altro ci fa subito sentire la mancanza di qualcosa di estremamente vitale.

Prima quel senso di vuoto era già presente in noi ma riuscivamo a far finta di niente, ora no, desiderando l’innamorato, sentiamo la sua assenza.

La mancanza, l’assenza sono il fondamento stesso del desiderio: per chi desidera, l’oggetto d’amore è sempre assente.

Al fondo di ogni seduzione c’è infatti l’inafferrabilità: siamo seducenti quando siamo imprendibili, però se ci dileguiamo possiamo fare anche del male all’altro.

La dimensione amorosa è caratterizzata proprio dall’alternarsi di lontananza e ritrovamento, dal bisogno incessante di riaffermare il possesso, di dire “sei mio per la vita”.

Ma appartenere a qualcuno in maniera duratura è una conquista che dura nel tempo e che non deve mai esser data per scontata.

Tanto più il legame, infatti, diventa profondo quanto più noi scopriamo di essere necessari a chi amiamo, come lui/lei a noi, e tanto più viviamo la paura di perderlo perché ci è diventato appunto indispensabile.

Diciamo infatti frasi come: “se non ci fossi tu io come farei?”.

In questo vitale essere insieme, però, noi riconosciamo anche la distanza.

E’ un’ illusione, infatti, pensare che la sensazione di totalità che proviamo con l’altro possa essere garantita dalla presenza di qualcuno. Ma è un’illusione che comunque dobbiamo continuare a coltivare.

Perché, per quanto io possa amare un altro e per quanto questa persona possa ricambiare i miei sentimenti, in ogni rapporto c’è sempre la possibilità di perdere l’oggetto amato.

Perfino la persona con cui viviamo tutta una vita c’è e non c’è, perché il legame amoroso è per definizione ambivalente e fluttuante.

E questo ci può provocare inevitabilmente dolore e frustrazione.

Si può dire che il dolore più intenso che un individuo patisce e anche quello che il più delle volte è disposto ad accettare è proprio quando ama.

Ma l’amore in ogni caso ha una grande forza propulsiva, gratifica l’essenza dell’uomo e dà un senso e un significato alla sua vita.

Amare è saper vivere la vita nella sua interezza, nella sua vera essenza.

L’amore, attraverso la sua forza vitale, ci permette infatti di superare le pesantezze  quotidiane della nostra vita.

Senza amore non c’è spinta né vitalità: le persone che non amano, infatti, appaiono come spente.

Amare è innanzitutto relazione e comunicazione con un altro, che è diverso da noi.

Perché ogni rapporto d’amore è la trasmissione all’altro di una parte di noi stessi, positiva e al tempo stesso negativa.

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