Ipnosi: la sua efficacia nel controllo del dolore.

L’efficacia dell’ipnosi nel controllo del dolore in certi suoi aspetti è ormai provata e sembra che diverse ricerche sperimentali possano permettere delle constatazioni sempre più concrete. Le ricerche sperimentali recenti hanno pure messo in chiaro che quello determinato dal trattamento ipnotico non è da ritenersi un effetto “placebo” generico, così come non può essere considerato un semplice risultato di suggestione (Hildgard E.R., Hildgard J.R.). La sedazione che si determina è qualcosa di ben specifico, mirato al sintomo senza altre azioni di carattere tranquillante. Allo stato attuale degli studi in proposito, la teoria che il Hildgard e Hildgard hanno postulato presenta un significato suggestivo. Essa è stata definita neo-dissociativa ed è basato su principi psicofisiologici. Gli autori ritengono che vari sistemi cognitivi organizzati e controllati da un “ego-executive” partecipano alle modifiche su livelli diversi dell’azione analgesica prodotta dall’ipnosi. In altre parole, la sensazione dolorosa che provoca modifiche nel respiro della paziente, nella sudorazione, nel ritmo cardiaco, e determina l’attività degli indicatori involontari della nocicezione, viene effettivamente registrata, ma al terminale del livello della coscienza; essa, per buona parte, finisce per essere bloccata. Affermano cioè che “lo stato ipnotico non elimina il dolore ma lo sottrae allo stato di coscienza del soggetto”. Esistono infatti due sistemi cognitivi che, pur agendo parallelamente, restano indipendenti. Per mezzo del primo il soggetto ipnotizzato comunica di non di non accusare un preciso sintomo algico, mentre il secondo sistema cognitivo, che si riferisce agli indicatori involontari, segnala la presenza del dolore con quelle alterazioni somatiche che sono note come effetti collaterali.

ipnosi

Poiché però i sistemi non sono comunicativi tra di loro, essi agiscono in una specie di scissione autonoma così che l’elemento sensoriale e discriminativo funziona in modo indipendente da quello motivazionale affettivo ed il risultato è che l’effetto “dolore” si manifesta senza essere accompagnato dalla componente “sofferenza” e, come tale, percepito dal soggetto in ipnosi. Recentemente in Italia G. De benedittis ha ripetuto l’esperienza degli Hildgard, ed oltre ad aver confermato che non solo l’ipnosi determina tolleranza dolore, ma che tale possibilità è direttamente proporzionale all’ipnotizzabilità del soggetto, ha potuto osservare che l’impiego dell’ipnosi agisce positivamente sulla componente sensoriale discriminativa del dolore e, nello stesso tempo, anche su quella motivazionale affettiva, cioè sulla sofferenza vera e propria. Lo stesso autore ha pure notato che i soggetti altamente ipnotizzabili possono mettere in atto una certa dissociazione per quanto riguarda l’effetto ipnotico sulle due componenti, riuscendo a condurre il livello di tolleranza alla sofferenza più elevato di quello relativo alla componente sensoriale dell’esperienza dolorosa. Secondo De Benedittis ciò confermerebbe, in definitiva, i principi della teoria neo-dissociativa nonché le conclusioni relative tratte dai coniugi Hildgard.

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